L'Architettura è di moda
C’è un profondo intreccio tra la moda e l’architettura. Un intreccio che si avviluppa sulla “strada” intesa come il luogo dove il gusto sperimenta le ideologie del periodo storico, come zona d’incrocio tra culture e tensioni, come spazio fisico e metaforico entro cui la città acquisisce le sue forme in virtù di pratiche sociali condivise. Dalla strada è possibile guardare le influenze che moda e architettura diffondono e moltiplicano.

Beh si capisce subito dalla lettura delle prossime righe che i nostri interessi principali sono la moda e l'architettura. Abbiamo perso notti intere per approfondimenti, saggi e tesine che supportassero il forte legame tra queste 2 discipline, ma senza fatica perché è proprio quello che ci appassiona.
Forme geometriche, volumi, asimmetrie o simmetrie, proporzioni è quello che cerchiamo di rappresentare nella nostra “progettazione della moda”. Suggestioni ed emozioni risvegliano l’anima dell’Architetto che suggerisce nuovi linguaggi di segni e forme, una continua esplorazione di colori e materiali, una maggior cura dei dettagli e una scelta sempre migliore dei tessuti.
Il processo non è altro che l’evoluzione progettuale di ciò che nasce impulsivamente dalle ispirazioni, che sono frutto delle influenze del passato e dei percorsi di vita.

Questo è il nostro processo creativo che si esprime in quello che oggi realizziamo...
Se volete approfondire cosa c'è dietro allo stretto legame tra moda e architettura continuate a leggere l'estratto di una nostra tesina universitaria.
Buona lettura!
Il termine moda deriva dal latino modus, che significa maniera, norma, regola, tempo, melodia, ritmo, tono.
Termini che fondano le basi di qualsiasi forma d’arte. La moda quindi è l’espressione di un insieme creativo, che si manifesta attraverso forme e volumi; quelle forme e quei volumi che rivestono e che vestono.
La moda veste i corpi e l’architettura veste i luoghi. La moda e l’architettura si sono spesso trovate a percorrere strade parallele e in alcuni casi si sono addirittura incrociate.
Come disse Chanel “le proporzioni sono l’essenza della composizione” .
che sia una composizione architettonica, l’inquadratura di una foto, un abito, il modo di sistemare il cibo in un piatto o il comporre un outfit.
è tutta questione di proporzioni
L’archetipo geometrico dell’evoluzione è la spirale. Tutte le creature viventi nella loro evoluzione seguono questo archetipo. la Natura segue una particolare progressione che si rifà tendenzialmente a un rapporto fisso, il numero Phi “𝜑”, i cui primi termini sono 1,618034. Questo numero è importante perché segna quella che gli antichi conoscevano come Sezione Aurea, un rapporto tra lati di una figura geometrica. Altri esempi del nostro corpo possono essere ricondotti alla sezione aurea. Se misuriamo le dita della nostra mano, noteremo che i rapporti tra le lunghezze delle falangi del dito medio e anulare sono aurei. Così com’è aureo il rapporto tra la lunghezza del braccio e l’avambraccio, tra la lunghezza della gamba e la sua parte inferiore.

Bisogna quindi tener presente che le proporzioni tra le parti sono fondamentali per la composizione del tutto ed anche il corpo umano è un'insieme di proporzioni che possono essere valorizzate o mimetizzate a seconda delle esigenze.
Una famosa rappresentazione della figura umana in proporzioni auree è anche la Nascita di Venere di Botticelli (vedi foto iniziale) nella quale si possono individuare diversi rapporti aurei (1:1,618). Oltre all’altezza da terra dell’ombelico e l’altezza complessiva, è aureo anche il rapporto tra la distanza del collo del femore al ginocchio e la lunghezza dell’intera gamba o il rapporto tra il gomito e la punta del dito medio e la lunghezza dell’intero braccio.
Costruire e vestire in tempi moderni
Il nostro tempo vede ancora, nella moda e nel design, la contestualizzazione del gusto e dello spirito dei tempi; se Chanel negli anni ’20 liberava la donna da orpelli, trine e merletti, restituendole la sobrietà necessaria dopo il disastro della Grande Guerra.

Nello stesso periodo iniziava la ricerca di Le Corbusier che liberava gli edifici dalle rigidezze proprie delle costruzioni in muratura utilizzando la nuova tecnologia del cemento per realizzare case a pianta e prospetto liberi.


Nei primi anni settanta Giorgio Armani toglieva dalle giacche le spalline, le sottostrutture e le rigidezze; contemporaneamente iniziava il processo architettonico del decostruttivismo che ancora in tempi recenti vede una certa parte della cultura architettonica proporre edifici liberati dal loro peso e dalle rigide regole della geometria euclidea, certo, a volte con qualche esagerazione.


Non mancano gli esempi di architetti che si sono occupati di moda e grandi couturier che si sono cimentati con il design architettonico. A partire da Hoffmann, che nei primi del novecento disegnava anche abiti mentre, nello stesso periodo, Poiret realizzava le sue creazioni collaborando con architetti. Dopo la seconda guerra mondiale Balenciaga ha importato sui suoi abiti il rigore geometrico delle costruzioni razionaliste e del moderno e poi negli anni settanta Ferrè, sarto – architetto, realizzerà le sue creazioni utilizzando il linguaggio dei segni, delle forme e dei colori, tipico dell’architettura. Moda e architettura, in maniera più evidente di altre arti, intercettano il gusto, il sentimento di un’epoca, di una società; queste due discipline, inscindibilmente legate nel rappresentare l’uomo e il suo tempo.
L’evoluzione dell’intreccio architettura e moda
La moda veste e strutturizza i corpi abitandoli, quanto fa l’architettura con gli edifici. Vi è infatti una stretta relazione tra moda ed architettura, infatti si può affermare che le case sono come la terza pelle dell’uomo, perché riflettono i gusti e le personalità quanto l’abito.
Questa relazione così forte è sempre esistita.
Le colonne dei templi greci ricordano le tuniche drappeggiate delle donne dell’epoca e le decorazioni artistiche dei fregi rispecchiano le stesse decorazioni nelle bordure delle vesti.
In epoca Egizia la decorazione era in stretto legame con l’architettura e il vestiario, tutto era in armonia, dall’uso del colore, all’uso delle forme.
Reperti archeologici, statue, pitture tombali e antichi scritti permettono di seguire, lungo un arco di tremila anni, l’evoluzione degli abiti degli antichi egiziani. Dai tessuti ritrovati nelle sepolture si deduce che il lino era la stoffa più utilizzata per realizzare abiti. Dei costumi egiziani Erodoto scrive: "Si vestono di tuniche di lino guarnite di frange pendenti sulle gambe che chiamano calasiris (kalasiris) su di esse gettano mantelli di lana bianca ma […] vestiti di lana non entrano nei templi ne si fanno seppellire che sarebbe sacrilegio […] il lino deve essere la veste dei sacerdoti e di papiro i calzari”. Sono queste epoche in cui non si parlava ancora di moda, poiché non esisteva un’autonomia estetica nella scelta del vestiario.
La moda ha origine tra il tardo Medioevo ed il primo Rinascimento, in concomitanza con la crescita del capitalismo mercantile. L’Europa attraversava una fase di grande crescita economica, e si capì allora che le modificazioni nell’arte e nell’abbigliamento seguivano una certa logica. Da lì in poi la forma degli edifici e degli abiti cambiò a ritmo sostenuto. Il costume si arricchisce di movimento e scioltezza ed acquista consapevolezza della forma che ricopre, si ravviva nei particolari e nella qualità dei tessuti. Il vestiario difatti è leggiadro ed elegante, però anche complicato e dispendioso. Nasce in questo periodo la figura del “sarto per abiti”, depositario di segreti corporativi. Proprio la lana era il materiale più sfruttato da tutte le classi sociali, seguita dal lino e dalla canapa. La lana permetteva di essere lavorata in molteplici qualità: si potevano infatti realizzare capi d'abbigliamento in lana grezza, o in raffinata lana pettinata. La seta, già conosciuta nel secolo precedente nel Mediterraneo, iniziò ad essere utilizzata in tutta Europa, anche grazie alla specializzazione dei tessitori italiani.
È dalla metà del XV secolo che avviene la trasformazione delle forme, con la nascita del Rinascimento, che alleggerisce le strutture, decora esteriormente i palazzi con bassorilievi e marmi di colori diversi, ingrandisce gli elementi architettonici, e troviamo nell’abbigliamento tagli nuovi, creativi, nuovi colori e nuove stoffe.
Ma è con il XVII secolo, con l’avvento dell’epoca barocca, che si ribalta del tutto la statica concezione lineare dell’architettura rinascimentale, abbandonando le regole classiche dei trattatisti e inventando una spazialità del tutto nuova. Alcune caratteristiche formali di questo stile sono la flessuosità delle linee, il continuo passaggio tra elementi strutturali, plastici e pittorici, oltreché lo sfarzo e la straordinaria grandiosità delle opere. Tutto questo si osserva anche nelle vesti dell’epoca, che gradualmente cominciano ad avere una personalità propria, poiché si cerca il distacco delle forme dai contorni naturali del corpo.
Tra il 1770 ed il 1780 compaiono le prime riviste di moda: queste pubblicazioni favoriscono l’aumento della velocità di circolazione della moda, le informazioni su ciò che era in ed out si diffondevano più velocemente.
Tra “moda” e “moderno” troviamo un carattere comune, ovvero la soppressione della tradizione. Nietzsche afferma che la moda è irrazionale, la sua essenza è il cambiamento per il puro cambiamento, la modernità vede se stessa come un cambiamento che conduce verso l’autodeterminazione.
Lo scopo della moda è senza dubbio l’essere potenzialmente infinita, ovvero creare nuove forme all’infinito.